Il dussack di Joachim Meyer

Il dussack di Joachim Meyer

25/11/2009 5 Di Francesco Lanza

Nominato anche dai nostri Marcelli e Morsicato-Pallavicini nel tardo ‘600, Meyer è forse il trattatista di scherma tedesco che dagli albori dell’era moderna fino a quella contemporanea ha avuto la maggior fama internazionale. Solo oggi giace un po’ messo da parte, dato che il revival mondiale delle Historical European Martial Arts sembra aver più care le fonti medievali. Ma già il Gelli, come al solito vittima dei vapori risorgimentali, lo nomina come il più grande degli antichi maestri germanici e sostiene che la sua sezione sulla spada sola (in tedesco “rappier”) è stata copiata dal coevo ed italico Marozzo. Per essere diplomatici si può tranquillamente dire che Gelli come al solito vedeva quel che voleva vedere.

Joachim Meyer
La sua opera principale, di cui ho qui davanti la traduzione del prof. Forgeng, è decisamente ciclopica (anche se non ai livelli quasi surreali del mostruoso manoscritto di Mair). Si dice che la sua compilazione abbia consegnato inesorabilmente Joachim ad una vecchiaia di debiti. In effetti Meyer è morto a soli 34 anni, ma il fatto che fosse coperto di debiti a causa del suo lavoro di autore è corretto. Sebbene molto tardo, il testo del Meyer può essere considerato una summa dell’arte del Liechtenauer.

Ingiustamente definito un testo da sala da chi ha letto solo il primo libro, quello dedicato alla spada lunga, finisce invece per presentare una visione a 360° di questo metodo di combattimento longevo, vitale ed efficace. E infatti di metodo qui si parla: Meyer scrive di langes schwert, di dussack, di rappier, di bastone, di alabarda e di picca, ma i concetti sono sempre gli stessi. E quando dice, per esempio, “La punta presso noi tedeschi è caduta in disuso nella spada lunga” poco importa, perchè di materiale sui colpi di punta se ne trova a volontà nella sezione sul rappier e può essere usato anche nelle altre sezioni.

Di Meyer, ahimè, noi della 7c abbiamo coscienza solo a livello dottrinale. Ma dopo un bellissimo, breve stage sul messer ispirato ad alcune incisioni del Dührer tenuto dal Magistro Re Malipiero la scorsa primavera, abbiamo pensato a quale strumento usare per continuare l’allenamento in questa tecnica. Magari un mezzo comodo e facile da portare in giro, e poco pericoloso… E la scelta è caduta sul dussack che Meyer illustra nella sua opera.

Il nostro dussack
Il dussack è un’arma di legno, ferro o cuoio usata nell’allenamento, sicuramente nata per abituare ad usare il messer. Negli antichi tornei tedeschi le regole prescrivevano che la vittoria si ottenesse riuscendo a far sanguinare la testa dell’avversario, un metodo di punteggio che certamente riempiva le tasche ai barbieri-chirurghi. Nonostante qualche perplessità iniziale, il nostro Giorgio ha deciso di usare il cuoio, e di incollare due strati di crosta ed altri due accanto a fare da costola. Il risultato è stato un giocattolo che esiterei a definir privo di peso, leggermente (solo leggermente) meno rigido del compensato e certamente capace di far sanguinare il cranio ad un numero astronomico di tedeschi prima di rovinarsi.

Per prima cosa Giorgio ha creato un disegno tramite CAD basandosi sulle misurazioni di altri appassionati sparsi per il mondo. A seguire, sono stati fatti i cartamodelli (sono stati necessari tre fogli A4 attaccati per raggiungere la lunghezza del nostro dussack, 70cm). Grazie ai forti avambracci dei nostri soci, la crosta è stata tagliata con una cesoia da lattoniere seguendo il tracciato inciso con una taglierina. I quattro strati di dussack sono stati poi incollati tra loro grazie a colla da calzolaio (un adesivo neoprenico tipo Artiglio™) e pressati tra due assi di legno mentre si asciugavano. Uno dei due dussack è stato tinto di marrone scuro, cosa che ha seccato la pelle rendendolo decisamente rigido. L’altro è ancora al naturale ed un po’ più cedevole.

In realtà il dussack si usa in maniera più violenta, veloce e “spregiudicata” rispetto ad un messer, essendo un’arma non affilata, leggera e molto corta. Potremmo pensare alla differenza tra una spada vera e una marra da sala… O forse addirittura tra un fioretto ed una spada. Probabilmente il dussack è il primo esempio della storia di arma totalmente sportiva, che prende una vita propria separata dal combattimento “reale”. Dopo tutto il movimento delicato e preciso e l’allineamento del taglio di una lama non hanno ragione d’essere. Servono botte e schianti capaci di rompere la pelle!

Se volete anche voi cimentarvi nella creazione di questa simpatica arma, noi ne siamo ben lieti. Anzi, se vi serve vi forniamo anche i nostri cartamodelli in formato .pdf. Buon divertimento!