Recupero di Partistagno: il ministero ferma i lavori

04/10/2006 0 Di Alessandra

Tratto dal Messaggero Veneto del 4 ottobre 2006 di Mirco Mastrorosa

Il direttore dei beni culturali Soragni: “Nel castello opere non autorizzate”

Sulla vicenda si era impegnato anche l’ex sottosegretario ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, su sollecitazione del consigliere regionale Alessandra Guerra che, in visita qualche settimana fa al castello, aveva usato toni duri e allo stesso tempo sicuri sull’evolversi della vicenda: “Ancora una volta- commenta – siamo riusciti a salvare una parte importante e un simbolo della terra friulana. Ero sicuro che il ministro Rutelli sarebbe intervenuto direttamente per fermare questo scempio che, lo ripeto, era un insulto alla civiltà e un modo per tradire la storia di questi luoghi remoti”. “Questi lavori non espressamente autorizzati (alcuni già eseguiti, altri in imminente esecuzione) – spiega Ugo Soragni – riguardavano in prevalenza l’aspetto archeologico, con la posa di reti tecnologiche, di plinti e strutture necessarie alla realizzazione di passerelle pedonali in aree significative del sito storico. E’ stata ravvisata, inoltre, la necessità di eseguire ulteriori sopralluoghi di indagine archeologica in alcune aree sotterranee prima non prese sufficientemente in considerazione. Dopo la sospensione dei lavori abbiamo avviato una serie di contatti con il Comune di Attimis, il quale ha dichiarato la propria disponibilità a effettuare gli adeguamenti richiesti dalla Sovrintendenza e anche a rivedere la parte del progetto che riguarda il restauro e l’adeguamento funzionale del castello”. Il Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del FvG aveva già denunciato al ministro per i Beni culturali, Francesco Rutelli, questo caso di “non tutela” del patrimonio monumentale, archeologico e paesaggistico. Si trattava in particolare del “Progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio castellano delle valli del Torre – Parco archeologico della Terra dei Castelli” che riguardava anche Partistagno, noto tra l’altro per gli scritti di Ippolito Nievo che, sempre secondo Sgarbi, stava per essere irreparabilmente danneggiato da strutture in cemento armato e acciaio sia interne che esterne. Il progetto per il castello, che sorge isolato su un colle in ambito di assoluto pregio ambientale, archeologico e architettonico, prevedeva la trasformazione in uffici, laboratori tecnici e biblioteche, destinazioni d’uso difficilmente compatibili con le caratteristiche storiche e tipologiche dei manufatti. I loro ampi spazi, infatti, famosi per avvenimenti storici in periodo medievale e rinascimentale per la Patria del Friuli, arricchiti da preziose bifore e ampi caminetti, stavano per essere divisi volumetricamente in ambienti di sevizio e alterati inserendo vani ascensore in cemento armato, vani scala in ferro, pareti divisorie in mattoni forati e solai in ferro.

Alessandra